Il Cotoneaster Framchetii è un arbusto sempreverde originario della Cina che, secondo uno studio condotto dalla Royal Horticultural Society, ha una capacità di assorbimento dell’inquinamento superiore del 20% rispetto ad altre piante dello stesso genere.
Lo studio ha evidenziato che nell’arco di una settimana le foglie pelose del Cotoneaster Franchetii di una siepe lunga un metro hanno assorbito la stessa quantità di inquinamento prodotta da un’automobile in un tragitto di 500 miglia.
Il Cotoneaster Franchetii quindi è un ottimo alleato per combattere l’inquinamento e non è l’unico: il biancospino e il cedro rosso occidentale hanno le stesse caratteristiche. Sono considerate delle “super piante” che, combinate con altra vegetazione, riescono a dare benefici maggiori.
“Abbiamo scoperto che far crescere l’edera sulle pareti degli uffici aiuta a raffrescare gli interni. Mentre biancospino e ligustro, se piantati in giardini e spazi verdi, drenano l’acqua delle intense piogge estive riducendo le inondazioni localizzate” Sono parole del professor Alistair Griffiths, direttore delle collezioni della Royal Horticultural Society.
Parole che incontrano l’idea del professore Stefano Mancuso, ordinario di Arboricultura generale e coltivazioni arboree presso l’Università di Firenze, che considera l’attività umana responsabile della sovrapproduzione di anidride carbonica.
Secondo il professore le città dovrebbero trasformarsi in giungle urbane posizionando piante in ogni luogo fosse possibile farlo. In questo modo il cambiamento climatico verrebbe contrastato in modo efficace.
