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Fibre naturali da scarti alimentari, ecco la risorsa del futuro

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È possibile creare fibre naturali da scarti alimentari? La risposta è affermativa. Sono diverse le aziende tessili nate con l’obiettivo di combattere lo spreco alimentare e di proporre un modello sostenibile nel campo delle industrie alimentari e di quelle della moda.

Diversi marchi fra cui Stella McCartney, Adidas, North Face, Puma e Timberland stanno già producendo articoli composti da fibre naturali ricavate dagli scarti alimentari. Una tendenza che sta prendendo sempre più piede spinta dall’esigenza di salvaguardare il pianeta.

Esistono diverse aziende che ricavano i propri tessuti dalla frutta. Tra queste c’è la spagnola Ananas Anam che produce il Piñatex® un tessuto vegetale morbido, duttile e resistente che nasce dagli scarti dall’ananas, in particolare dalle sue foglie. Simile alla pelle viene utilizzato per capi di abbigliamento, accessori e tappezzerie.

Proviene dalle piante di banano Abacà degli altopiani filippini il Bananatex®, tessuto tecnico durevole che offre un’alternativa circolare ai tessuti sintetici che dominano il mercato. Sviluppato dal marchio svizzero di borse e dagli innovatori di materiali QWSTION, il Bananatex® è stato lanciato nel 2018 e si è aggiudicato diversi premi per la sostenibilità e il design.

Fibre naturali da scarti alimentari

Orange Fiber è un’azienda tessile siciliana che produce tessuti sostenibili di alta qualità utilizzando i sottoprodotti dell’industria del succo di agrumi. Dalla cellulosa estratta dagli agrumi viene realizzato un filato che può essere tessuto, tinto e confezionato.

Fibre naturali da scarti alimentari - foto da Fruitbook Magazine
Fibre naturali da scarti alimentari – foto da Fruitbook Magazine

È messicana invece Desserto, azienda che produce un tessuto simile alla pelle a base vegetale ricavato dalle foglie del cactus con cui si realizzano borse, calzature, abbigliamento, rivestimenti d’arredo, articoli per lo sport e per il settore automobilistico.

Pelle vegetale ricavata dagli scarti del vino prodotta da Vegea, un’azienda milanese che dal 2016 realizza un ottimo materiale riciclabile e rinnovabile al 100% utilizzato nel settore della moda, dei mobili, del packaging, dell’automotive e dei trasporti.

La microbiologa e stilista tedesca Anke Domaske ha invece sviluppato QMilk, una fibra tessile biodegradabile e rinnovabile al 100% ricavata dal latte vaccino. Utilizzando una risorsa in esubero equivalente a 2 milioni di tonnellate all’anno la stilista ha l’obiettivo di ridurre ai minimi termini lo spreco alimentare.

Le fibre naturali ricavate dagli scarti alimentari sono una delle risorse del futuro che andranno gradualmente a sostituire i materiali derivanti dalla plastica.

Fibre naturali da scarti alimentari - foto da la Museo Nazionale della Montagna
Fibre naturali da scarti alimentari – foto da la Museo Nazionale della Montagna

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