È possibile ricavare una materia plastica da scarti delle piante? La risposta affermativa la fornisce un gruppo di ricercatori della Scuola Politecnica Federale di Losanna (EPFL) guidati dal prof. Jeremy Luterbacher che ha pubblicato i risultati di uno studio relativo a un nuovo materiale plastico biobased del tutto simile al Pet. Si tratta di una nuova famiglia di biopolimeri poliestere ricavata da frazioni non edibili di rifiuti organici.
“Essenzialmente ‘cuociamo’ solo legno o altro materiale vegetale non commestibile, come i rifiuti agricoli, trasformandoli in prodotti chimici a basso costo per poi ottenere, in un solo passaggio, il precursore della plastica” spiega il prof Luterbacher. “Mantenendo intatta la struttura dello zucchero all’interno della struttura molecolare del polimero, la chimica è molto più semplice delle attuali alternative”.

Nel 2016 lo stesso gruppo di ricercatori aveva ottenuto una stabilizzazione di alcune frazioni di materiale vegetale (legno, scarti agricoli) attraverso l’aggiunta di sostanze organiche chiamate aldeidi, grazie a cui era possibile evitarne la distruzione durante il processo di estrazione. È venuto da sé il passo successivo con la creazione di plastica da scarti delle piante stabilizzati. Una plastica green, resistente e dai costi bassi utilizzabile in molteplici settori quali il tessile, l’elettronica e quello del packaging.
La plastica proveniente dagli scarti delle piante deriva da un processo di economia circolare “Usando questa semplice tecnica siamo in grado di convertire in plastica fino al 25% del peso dei rifiuti agricoli o il 95% dello zucchero purificato.” spiega Lorenz Manker, uno degli autori della ricerca pubblicata su Nature Chemistry.
“La plastica presenta proprietà molto interessanti, in particolare per applicazioni come l’imballaggio alimentare“conclude Luterbacher “Ciò che rende unica questa plastica è la presenza di una struttura zuccherina intatta. In questo modo è incredibilmente facile da sintetizzare perché non è necessario modificare ciò che la natura offre ed è semplice da degradare perché può tornare a una molecola già presente in abbondanza in natura”.
