Da circa una trent’anni la pratica della raccolta differenziata è stata introdotta nel nostro Paese.
Il processo che a fine anni Ottanta stabiliva degli obblighi relativi al riciclo, al riuso ed al recupero si è affinato nel tempo e prevede oggi l’obbligo per tutti i Comuni di raccogliere in maniera differenziata almeno il 65% dei rifiuti e di organizzare la raccolta differenziata secondo tipologie distinte (carta, metalli, plastica, vetro, legno, tessili, rifiuti organici, imballaggi, rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, rifiuti di pile e accumulatori, ingombranti).
Molto si è fatto e tanto c’è ancora da fare. Secondo un’indagine condotta da Biorepack, consorzio nazionale per il riciclo organico degli imballaggi in plastica biodegradabile e compostabile, tra i rifiuti organici conferiti nei centri di raccolta dello stivale ci sono tra l’8 e il 12% di materiali non compostabili quali plastica, vetro e metalli. Una contaminazione che danneggia il processo di compostaggio e la qualità del prodotto finale.
Raccolta differenziata perfetta, cosa fare?
Tra le cause che portano a gettare materiali non idonei nei rifiuti organici c’è un’etichettatura dei prodotti inadeguata. Se da una parte esistono bioplastiche compostabili quali sacchetti, stoviglie e cialde per bevande certificate EN13432 che vengono correttamente conferite nell’organico e che rendono il prodotto finale qualitativamente elevato, dall’altra sono ancora in circolazione plastiche tradizionali quali stoviglie vendute come “riutilizzabili” che generano confusione nel cittadino che, non sapendo distinguerle da quelle compostabili, le getta nella raccolta dell’umido.
È dunque necessaria un’etichettatura chiara ed univoca che indichi senza ombra di dubbio dove gettare il rifiuto. È altresì necessaria una normativa che punisca efficacemente tutti coloro che non rispettano le regole
L’obiettivo è quello di eliminare completamente le impurità che danneggiano il processo di compostaggio e la qualità del prodotto finale. Il compost realizzato può così essere commercializzato e distribuito a partire dalle aziende agricole dello stesso territorio, costruendo una filiera corta dei rifiuti organici che porterà vantaggi per tutti.
