Il cambiamento climatico sta ormai facendo sentire i suoi effetti in maniera sempre più marcata: tra questi le temperature in aumento registrate negli ultimi decenni stanno provocato lo spostamento verso quote più alte di alcune specie botaniche.
È quanto è emerso da uno studio condotto dal Museo Civico di Rovereto e dall’Università di Padova, i cui ricercatori hanno osservato una vertiginosa migrazione verso l’alto delle piante appartenenti alle Alpi Nordorientali italiane. Sono state prese in esame piante autoctone comuni, autoctone rare ed aliene, le cui caratteristiche le stanno portando a reagire alle alte temperature in maniera differente.
Le autoctone comuni cercano un clima più adeguato spostandosi verso l’alto, come nel caso del Bromus Erectus che negli ultimi trent’anni si è mosso ad una velocità di 3 metri l’anno. Tali piante fuggono dal caldo ma poco si adattano alle condizioni termiche più rigide, dove faticano a fruttificare o vengono bruciate dal sole.
Le autoctone rare si stanno invece comportando in maniera diversa: non si espandono verso l’alto e si contraggono. La Pusatilla montana, ad esempio, ha retratto la sua distribuzione di circa 50 metri negli ultimi 30 anni. Le piante aliene, esotiche, giunte nell’area delle Alpi Nordorientali attraverso i traffici commerciali, hanno invece una capacità di adattamento superiore. Si sono diffuse rapidamente a quote alte spostandosi alla stessa velocità del riscaldamento climatico pur mantenendo la loro presenza a valle. È il caso del Sorghum halepense che negli ultimi 30 anni è salito di 4 metri ogni 12 mesi.
Temperature in aumento ed antropizzazione
Dallo studio è emerso che non solo il cambiamento climatico è responsabile di tele migrazione ma lo è anche l’antropizzazione, ovvero l’insieme degli interventi di trasformazione dell’ambiente naturale effettuati dall’uomo.
“Sono anni che diciamo queste cose” dice Alessio Bertolli, botanico della Fondazione Museo Civico di Rovereto “Ultimamente le università e i centri di ricerca si sono lanciati sui cambiamenti climatici nascondendo però l’effetto dell’uomo. Adesso, finalmente, siamo riusciti a dimostrare che oltre al clima c’è l’antropizzazione a fare danni perché modifica l’ambiente.”
Come spiega Lorenzo Marini, coordinatore dello studio per conto dell’Università di Padova, sono diverse le specie minacciate da tali fenomeni. “La rapida perdita delle aree di distribuzione specifica delle piante rare si è verificata in zone in cui le attività umane e le pressioni ambientali sono elevate. Questo ci suggerisce che bisognerebbe proteggere anche le aree a valle.”
